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Ci hai insegnato che s'impara solo ciò che si ama

"Bisogna far tacere la nostra testa per fare parlare il testo", così iniziò una volta don Agostino la sua lezione. Ci insegnava Nuovo Testamento, arrivava e appoggiava sulla cattedra la Bibbia e l'annuario per seguire il programma di lezione, il resto era tutto nella sua mente e nel suo cuore. Lo seguivamo mentre parlava con quel tono pacato, per comunicarci, forse, che la Parola necessita di calma per essere capita, quello stesso tono che tutto ad un tratto diventava marcato quando doveva affermare un concetto di particolare rilievo. Quella voce che marcava la "gravità" che porta in sé la Parola stessa.

Don Agostino iniziava sempre i suoi corsi con il quadro storico, diceva che si può capire la Bibbia solo attraverso il suo contesto storico e culturale, così le prime lezioni erano sempre dedicate alla "guerra romano giudaica" e alla situazione politica della Palestina ai tempi di Gesù.
Possiamo dire che il battito del suo cuore era in armonia con la Parola e con quello che insegnava, sembrava non ci fosse distinzione tra la Parola e la sua stessa vita. Così puntuale nell'esegesi dei testi, una parola alla volta veniva spiegata, e da una parola un mondo ci si apriva davanti, un mondo di nuovi significati per noi. Don Agostino ci ha dato le chiavi di lettura del Vangelo di Giovanni, dei Sinottici e delle lettere di San Paolo, ci ha insegnato ad approcciarci ai testi sacri come il tesoro della nostra fede, un tesoro da custodire e da studiare per non prendere (come diceva lui) "fischi per fiaschi". Ma la sua stessa vita era diventata un insegnamento vivente, lui stesso trasmetteva l'amore, la dedizione, la passione per quello che ci trasmetteva. L'abbiamo visto fare lezione con il respiratore, l'abbiamo visto non riuscire a stare più in piedi per le terapie a cui era sottoposto, l'abbiamo sentito insegnare con un filo di voce e con l'affanno quando la malattia era nella fase più acuta; ma non l'abbiamo mai visto arrendersi, era sempre lì, alla cattedra con quella luce negli occhi di chi ormai è diventato tutt'uno con quello che insegna, di chi ama talmente tanto la Parola di essere lui stesso "uomo della Parola". Grazie don Agostino perché ci hai insegnato che non si impara se non quello che si ama, perché ci hai condotto per mano attraverso il Nuovo Testamento con lo stupore del bambino, la passione dell'innamorato, la precisione dello studioso, la tenacia di chi non si arrende e la delicatezza di chi sa che sta di fronte al mistero di Dio.

Elisabetta Manuzzi

Articolo apparso su "il Ponte" del 22 Aprile 2012

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