Kairos il tempo che passa - incontro del 16 dicembre 2012
- Dettagli
- Categoria: Vita di Gruppo
- Lunedì, 22 Ottobre 2012 10:56 Data pubblicazione Super User Visite: 3087
Traccia per incontro di domenica 16 dicembre 2012 - Kairos
Il tempo che passa (krònos) e il tempo ‘vissuto’
La vita di una persona che arriva a 80 anni sarà la somma di circa 30 mila giornate, 700 mila ore, due miliardi e mezzo di secondi. Ognuno di noi, nella prospettiva di vivere per 80 anni, ha tutte quelle ore da spendere, da vivere, da usare: tempo vissuto bene o male, tempo semplicemente trascorso o vegetato, che sia un santo nella sua vita o un poco di buono; sia che dorma sia che stia sveglio; sia che gioìsca, sia che pianga.
Al termine della nostra vita , o al momento di fare il bilancio della nostra esistenza, ci ricorderemo con soddisfazione del tempo che abbiamo vissuto come un dono e da cui come ogni buon artista abbiamo ottenuto un capolavoro.. di giornate, anche se possono essere state intense, faticose, talvolta difficili. Ci vergogneremo tanto del tempo usato male o addirittura perso. Ci ricorderemo con tristezza delle tante volte in cui non siamo riusciti ad ascoltare veramente il nostro coniuge incapaci di cogliere il bene in lui/lei presente ; di stupirci , con genuina meraviglia , della bellezza interiore dell’altro vicino a noi fisicamente per tanti anni e divenuto nel tempo sconosciuto al nostro cuore. Ci vergogneremo di non aver gustato abbastanza i tanti beni che abbiamo avuto desiderandone altri. Gli affetti, forse, o più semplicemente le cose materiali il cui possesso abbiamo dato per scontato , quasi dovuto.
Alla fine della nostra vita non sarà determinante la quantità delle ore o degli anni trascorsi, ma il tempo vissuto bene . La vita di Gesù nella famiglia di Nazareth , è per noi prezioso esempio di una vita terrena consumata in pienezza . Dove il tempo ordinario è divenuto straordinario per la bellezza delle relazioni e degli affetti. Capaci di andar oltre alle apparenze nello sforzo di vedere quello che si può vedere solo se si hanno occhi nuovi; dove l’altro non è “finito” ma è manifestazione dell’ Infinito. Capaci di vedere, ogni giorno, qualche cosa di nuovo attorno a noi , dove quel gesto tante volte vissuto e quella parola più volte ascoltata suscita ,ancora, in noi stupore.
In questa vita siamo dei pellegrini, siamo in viaggio verso un luogo santo e pieno di felicità, la casa del Padre… Che sciocchi, che insensati se a testa bassa, tristi, arrabbiati avremo perso tempo, avremo perso lo scorrere delle stagioni, le albe e i tramonti, il cielo e i laghi.. la bellezza della vita in relazione. Si può vivere a lungo e non essere felici, non aver la coscienza di poter vivere bene. Il più grande regalo che possiamo chiedere a Dio (se potessimo chiedere un miracolo a nostro vantaggio) è non tanto di allungare il krònos[1] della nostra vita, (arrivare a 120 – 150 anni) ma di avere coscienza che il Kairos è un frutto maturo e gustoso che ogni giorno Dio ci dona a piene mani .
Il tempo ben utilizzato è la chiave per accedere al Paradiso. Pensiamo all’intensità, al coinvolgimento completo di noi stessi quando abbiamo la consapevolezza di non avere più tempo perché un lungo viaggio sta per dividerci , una grave malattia sta per separarci. Esplode in noi il desiderio di vivere con intensità , al meglio il poco tempo che abbiamo a disposizione. Siamo concentrati sugli aspetti importanti della nostra vita meno disposti a “perdere tempo”. Più attenti a cogliere il bene, più tolleranti nel comprendere e accogliere le proprie ed altrui mancanze. Capaci di vivere la vigilanza dei nostri gesti , pensieri, parole nel desiderio di dare il meglio di sé.
Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità.
Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno per cui fatica sotto il sole? ….
Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà. ..
….Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c'è niente di nuovo sotto il sole.
C'è forse qualcosa di cui si possa dire: “Guarda, questa è una novità”?
Proprio questa è gia stata nei secoli che ci hanno preceduto….
Ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole
ed ecco tutto è vanità e un inseguire il vento. (Ql 1,1 seg.)
Tutti crediamo che il vero problema sia avere o non avere il tempo, ma è un falso problema. Solo se riusciamo a leggere e vivere gli avvenimenti che ci capitano con un’altra lente (ognuno di noi porta sui suoi occhi una “lente deformante” che a volte non ci permette di “vedere” l’altro veramente com’è ), se cerchiamo il tempo di grazia donato da Dio allora non esisterà più il tempo perso o il non avere tempo o la sensazione talvolta tremenda dello scorrere del krònos che inesorabile procede verso la fine.
Viviamo e a volte subiamo il tempo, che ci pare inutile, privo di senso, nel quale ci sentiamo frustati e arrabbiati. Per esempio il tempo per recarci al lavoro in macchina o in treno , il tempo delle “code” in autostrada, il tempo delle “anticamere” per una visita in ambulatorio o facendo la fila in attesa di pagare. Tempo in apparenza “sprecato” . Eppure il mio animo potrebbe riconoscere che anch’esso è tempo ricevuto in dono . Tempo buono per far riposare la mente, per inseguire pensieri benevoli verso la mia famiglia o altri, per la preghiera o per un buon dialogo con il vicino. Con l’esercizio della fantasia potrebbe, anche, diventare tempo per la mia formazione (leggendo un libro, ascoltando una cassetta con la registrazione di un convegno, una conferenza, la Bibbia , il Vangelo ). E ancora ….. stiamo rientrando da un viaggio e i figli si sono finalmente addormentati e noi possiamo finalmente parlarci, ascoltarci, riprendere il discorso e prendere delle decisioni, che bello! Non solo tempo perso allora, ma tempo di grazia, tempo prezioso speso per qualcosa di importante e per il quale spesso diciamo di non avere tempo ; liberi dai nostri lamenti possiamo così vivere un “ozio” creativo.
Anzitutto è importante darsi una regola: “ il dovere di sedersi”. Prendersi del tempo. Se ci affidiamo allo spontaneismo, alla voglia, al “lo farò quando avrò tempo “, mi ritroverò alla fine della giornata , a non avere avuto il tempo per il Signore.
Alcuni sposi hanno deciso che il tal momento della giornata è del Signore ; si leggono le letture del giorno, si sottolinea una parola, una frase. Sarà la Parola di vita per quel giorno: verrà custodita e ripetuta nel cuore, sarà come il faro della nostra giornata.Delle coppie trovano questo momento dopo cena, dopo aver messo a letto i figli.
Altre invece preferiscono prima di cena, considerando importante la presenza dei figli.
A pranzo e a cena può esserci la preghiera della mensa con una lettura di un passo breve della Bibbia.
Ci sono le tappe religiose tipiche di una famiglia che non possono non essere valorizzate come momenti altamente educativi e che danno origine a ricche sorgenti di formazione, grazie all’ascolto della Parola di Dio e alla preghiera: i battesimi, le prime comunioni, le cresime, gli anniversari di matrimonio, le malattie e le morti, i tempi forti dell’anno liturgico.
Anche “l’ambiente casa “ ci deve parlare di Dio e deve aiutarci a parlare con Dio. Per
questo può essere molto utile creare, in un posto adatto, “l’angolo di Dio”: un’immagine significativa, la Bibbia, un cero, dei fiori… Ognuno personalizza come crede. Diventa un richiamo e uno stimolo per tutta la famiglia e per chi la frequenta.
Una continua ricchezza proviene dall’ eucaristia domenicale. Ci si potrebbe preparare in casa leggendo le letture, interrogandosi su cosa il Signore vuol dire a noi come coppia e personalmente. Decidere per quali mancanze vogliamo chiedere perdono durante il rito penitenziale della Messa e quali situazioni della vita familiare offrire a Dio nella presentazione delle offerte. Per chi e per cosa ringraziare il Signore dopo averlo incontrato nella Eucaristia.
La “ liturgia del rito” si traduce nella “liturgia della vita”. La vita di coppia e di famiglia è una liturgia vissuta nel quotidiano. Ogni gesto di amore familiare, vissuto nella fede della presenza del Risorto in mezzo a noi, è preghiera è liturgia.
Un momento forte è il ritiro spirituale che molte coppie oggi fanno con altre famiglie come momento di formazione e di alimento per la propria spiritualità coniugale.
Nel vissuto degli sposi questo vuol dire che la coppia e la famiglia sono una parola annunciata, vuol dire che noi sposi, senza far prediche siamo Parola di Dio Amore, siamo immagine di Dio Amore. Racconto di Dio Amore, con la tenerezza che ho con il coniuge, come gli parlo, come vado a passeggio con lui, come rientro a casa. Sono così, racconto di Dio che riconcilia sempre, sono racconto di Dio che è tenerezza, sono racconto di un Dio che si prende cura, sono racconto di un Padre al quale non sfugge nessuna persona, affinché nessuno si perda. Noi due coppia, nel nostro vissuto, possiamo essere 24 ore al giorno la narrazione di Dio. Può la chiesa fare senza questa parola? Può la parrocchia fare senza questa parola. Pensiamo di spiegare ai nostri figli che Dio ci ama come ci amiamo io e la mamma. Pensiamo di dire al figlio, che ci vede abbracciarci teneramente: “Sai che Dio ci ama più di così, pensa che Gesù vuole stare unito a noi più di cosi”. Ci convertiamo noi mentre lo diciamo. Avvertiamo lui che siamo portatori di qualcosa di grande Abbiamo una parola che è leggibile a tutti al di fuori delle prediche. Ma noi siamo capaci di dirla questa verità? Siamo capaci di dire chestiamo vivendo un amore così alto che non è barattabile con nessun altro? Siamo invitati a dire la parola amore con la nostra carne. Ci si chiede di crescere per essere più parola. Questa parola è il dirsi di Dio, di questa parola c'è bisogno. Come facciamo a dire la speranza che l'amore possa crescere in questa società? Quando riusciamo a dire l'amore di marito e moglie. Se io Chiesa voglio dare l'immagine di Dio, non posso prescindere dall'immagine che Dio ha voluto dare di sé. Se io Parrocchia voglio spiegare Dio alle persone, posso prescindere dal fatto che Dio ha già scelto la diapositiva della coppia per dirsi? Dio ha già scelto che faccia avere, qui sulla terra.
Come fa il prete a dire che c'è un Cristo capace di dare la vita, se non c'è una coppia in giro per la parrocchia che dimostra cos'è dare la vita 24 ore al giorno per la persona che si ama? Vivo secondo lo Spirito perché do un significato spirituale alla vita dicoppia. Non c'è più nessun gesto neutro che non abbia significato unitivo: il modo con cui preparo il cibo, il modo con cui mi vesto, il modo chetengo il mio corpo, il modo cui tengo la casa, il modo con cui tengo la macchina, con cui guido la macchina... non c'è più nessun gesto che non abbia significato in relazione alla persona che ho accanto. Allora capite come la vita di coppia diventi il luogo dove si riversa la presenza dell'amore di Cristo. Il Signore ha scelto un sacramento per continuare a manifestare il suo innamoramento per la Chiesa.
DOMANDE PER IL CONFRONTO :
- Tu ed io siamo consapevoli di come stiamo vivendo questo nostro tempo ( nel Kronos o nel Kairos ) ? Provo a raccontarti come ho vissuto questi ultimi giorni ( settimane , mesi ) . Come mi sento dentro.
- Il tempo che dedichiamo a noi, al “dovere di sedersi”, è ancora considerato prioritario, cercato come tempo prezioso, indispensabile per la nostra buona vita di coppia? Quali sono i tempi per noi più importanti, quali priorità , quale ordine ( regola, stile di vita ) abbiamo dato alla nostra vita domestica ?
Pensiero per onorare il tempo
Il viaggio non finisce mai, solo i viaggiatori finiscono
E anche loro possono prolungarsi in memoria.
Quando il viaggiatore si è seduto sulla spiaggia
E ha detto “non c’è altro da vedere”
Sapeva che non era vero.
Bisogna vedere quel che non si è visto,
vedere di nuovo quel che si è già visto.
Bisogna ritornare sui passi già dati,
per ripeterli e per tracciarvi a fianco nuovi cammini.
Bisogna cominciare il viaggio. Sempre. (J. Saramago)
[1] Il vocabolario greco in questo caso è più ricco del nostro; per parlare del tempo ha due vocaboli, mentre noi ne abbiamo uno: krònos e kairòs. Il primo viene usato per indicare il tempo che passa, il tempo dell’orologio (che guarda caso si chiama anche cronòmetro), del calendario. Che io sono sveglio o dormo, che io sia felice o infelice, che lo voglia o no il krònos passa. La parola kairòs invece è il tempo buono e utile per me; le persone religiose dicono che è un dono di Dio il quale sta dando un’occasione propizia per me. Mentre il kronos vive e avviene anche senza di me, il kairòs dipende in gran parte da me o comunque non può avvenire senza la mia volontà.