La dimensione nuziale; la dimensione genitoriale; la povertà
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- Categoria: Ritiri di Gruppo
- Sabato, 30 Novembre 2002 08:36 Data pubblicazione Don Agostino Gasperoni Visite: 1597
Don Agostino Gasperoni
Convento dei Frati francescani di Sant’Agata Feltria, 30 Novembre 2002
la dimensione nuziale (Natale come accoglienza dello Sposo); la dimensione genitoriale (Natale come accoglienza dei figli); la povertà (Natale come accoglienza del povero).
Don Agostino Gasperoni
Ritiro di Avvento 2009
Convento dei Frati francescani di Sant’Agata Feltria, 30 Novembre 2002
Contenuti
Come ogni anno i nostri due gruppi di coppie hanno iniziato l’Avvento con un ritiro di spiritualità di due giorni. Riportiamo qui di seguito la rilettura del tempo di Avvento in chiave coniugale e familiare proposta dall’intervento di apertura di don Agostino Gasperoni. In particolare sono state richiamate tre dimensioni presenti nell’annuncio del Natale:
1. la dimensione nuziale (Natale come accoglienza dello Sposo);
2. la dimensione genitoriale (Natale come accoglienza dei figli);
3. la povertà (Natale come accoglienza del povero).
1. Natale in chiave nuziale
L’Avvento è un tempo importante, perché segna l’inizio del nuovo anno liturgico, un nuovo cammino per la Chiesa e per le nostre famiglie.
La famiglia è toccata in modo particolare dall’Avvento: essa diventa protagonista, poiché l’Avvento prepara la venuta del Signore che si fa uomo
(“carne”) per mettere su casa tra noi (il testo biblico dice “ha piantato la sua tenda tra di noi”, riflettendo la natura nomadica del popolo d’Israele).L’annuncio che presiede al tempo di Avvento è proprio questo:
1. Dio è venuto a mettere su casa nella nostra casa;
2. la venuta del Signore tra noi è passata attraverso la famiglia. Senza di essa non sarebbe potuta avvenire;
3. la venuta di Gesù è presentata nel Vangelo di Giovanni come un matrimonio: le nozze di Cana sono l’icona del matrimonio di Gesù con la nostra condizione umana. Il mistero dell’incarnazione, infatti, non è una visita (un episodio). Per questo se ne parla come di uno sposalizio: un fatto non occasionale, ma permanente, irreversibile. L’Avvento dunque non è passato, ma, cominciato nel passato, continua nel presente e nel futuro, è qualcosa che permane.
L’Avvento e tutto il tempo di Natale rappresentano per eccellenza la festa della famiglia; si tratta di un appuntamento speciale per noi e per il nostro vissuto di coppie e di famiglie.
Contemplando il mistero del Natale si vive un tempo particolarmente favorevole per sviluppare la spiritualità della coppia e della famiglia. Il
tempo di Avvento è il tempo dell’accoglienza e della contemplazione del mistero dell’incarnazione. Prima ancora che sul Bambino e sui bambini, il mistero dell’incarnazione verte sulla coppia: nella coppia Dio ci chiama ad essere epifania del suo Amore, delle sue nozze con l’umanità. Nessuno più della coppia può essere manifestazione dello sposalizio di Dio con l’umanità. Il volto umano di Dio è la moglie per il marito ed il marito per la moglie.Chiediamoci allora:
- il nostro convivere è diventato una realtà opaca, banale, normale, a cui non si pensa più, perché è ormai scontata, o è un mistero tutto da scoprire e contemplare?
- Come guardo l’altro? Come una compagnia scontata, o come l’icona del Dio-sposo?
La convivenza della coppia è fatta non per essere consumata, ma contemplata. L’idea del Natale è tradizionalmente legata al presepe, ma noi dobbiamo legarla prima di tutto alle nozze. L’Avvento è il tempo dell’accoglienza dell’altro: la contemplazione dell’altro è il significato più alto del nostro incontro e della nostra convivenza. La contemplazione dell’altro è saper riconoscere nel suo volto una finestra da cui si affaccia il Dio- sposo, il Dio- amore che è venuto a fare famiglia con noi.
La parola Avvento deriva dal latino e significa attesa, ma, a differenza di quello che si intende in italiano, il termine latino adventus non significa
stare ad aspettare ciò che accade, ma significa tendere a, cioè movimento verso l’altro, o meglio ancora accoglienza.
2. Natale in chiave genitoriale
Natale (che viene dal verbo nascere) è l’accoglienza del bambino, è l’accoglienza di Dio che si è fatto bambino. In ogni gestazione e in ogni
nascita continua il mistero dell’Incarnazione.Tagore, poeta indiano non cristiano, scrive che “ogni volta che nasce un bambino è il segno che Dio non si e’ ancora stancato dell’uomo”, riconoscendo che in ogni nascita Dio ci fa sperimentare quanto ci ama.
Alla luce del Natale, infatti, Dio ci fa conoscere per esperienza diretta fino a che punto è giunto il suo amore per noi: ci ha dato il suo Figlio unico.
Allora il mistero dell’Incarnazione (mistero e sacramento sono la traduzione dello stesso termine, uno in greco e l’altro in latino) nella nostra storia di famiglie si concretizza e si attualizza, dopo che nella coppia, nel rapporto con i bambini, precisamente perché il bambino è il passaggio che ha scelto Dio per essere con noi.Chiediamoci a questo punto:
1. In che modo noi accogliamo, guardiamo, ci rapportiamo ai nostri bambini?
2. Il nostro rapporto genitoriale è ispirato da questa luce del Natale o gestito istintivamente?
Abbiamo bisogno di uno sguardo contemplativo anche nei confronti dei bambini. I bambini sono specchio per il regno dei cieli: “lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite”: questo è il titolo del nostro compito educativo.
3. Natale come riscoperta della povertà
Francesco d’Assisi ha fatto il primo presepe (dal latino, significa stalla) ed ha cantato la canzone delle nozze con Madonna Povertà.
Dio, l’unico che poteva scegliere dove nascere, ha scelto di nascere in una stalla, per poi morire sulla croce. Questo ha colpito molto Francesco. Lui ha capito che la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto cristiano è la povertà come scelta volontaria:questa è un’altra dimensione del mistero del Natale, perché l’Incarnazione continua nei poveri. La famiglia cristiana non può che essere una famiglia aperta agli ultimi, dove si celebrano le nozze con madonna Povertà. Questo significherà domandarci ad ogni Natale:
1. la nostra famiglia ha fatto la scelta della povertà? Solo chi ha fatto questo è famiglia con Cristo senza mezze misure.
2. C’è un posto per Gesù nella nostra casa, cioè per i poveri?
Il bilancio familiare dovrebbe sempre prevedere una voce per gli ultimi, altrimenti si finisce per tradire il mistero del Natale, passandoci accanto come se fosse qualcosa di scontato.
Facciamo, dunque, il presepe, ma non come soprammobile!
Al termine della breve meditazione ci sono stati affidati dei compiti:
1. Fare un biglietto d’auguri per l’altro con:
a. un ringraziamento;
b. la richiesta di un regalo (non materiale) che desideriamo ricevere dall’altro;
c. il rinnovo delle promesse nuziali con parole proprie.
2. Inserire un segno visibile della presenza di Dio nella nostra casa (icona, Bibbia aperta, ecc..)
3. Vivere settimanalmente un momento di spiritualità di coppia, seguendo un
percorso biblico che riprenda i brani della Genesi approfonditi nel campo estivo
di Ferragosto.