Famiglie: un nuovo modello di sviluppo e di speranza
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- Martedì, 13 Ottobre 2009 22:32 Data pubblicazione Laura Magnani Visite: 14343
Famiglie: un nuovo modello di sviluppo e di speranza.
di Laura Magnani
Famiglie: un nuovo modello di sviluppo e di speranza.
di Laura Magnani
Dopo l’accoglienza e la preghiera insieme nel teatro parrocchiale, i bambini sono stati affidati agli educatori dell’ACR che si sono occupati di loro per tutta la durata della conferenza, permettendo così ai genitori di ascoltare attentamente le relazione di Zamagni sul tema della giornata: “Dalla crisi economica alla solidarietà tra famiglie. Reti familiari e nuovo Welfare”.
“Per uscire dalla crisi bisogna cercare le cause profonde e la Charitas in Veritate di Papa Benedetto XVI è il tentativo più riuscito di dare risposte in questo senso; apprezzata anche in ambienti non cattolici per le categorie di pensiero che utilizza – affronta la globalizzazione, la finanziarizzazione dell’economia –, questa enciclica è forse la prima dell’epoca postmoderna”. In merito al Welfare State, il professor Zamagni, che è anche Consultore del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e di quello per la Famiglia, nonché Presidente dell’Agenzia per le Onlus, ha ripercorso la storia di questa “invenzione” europea a partire dal 1942, quando il parlamento inglese ha approvato il cosiddetto pacchetto Beveridge, che prevedeva, su proposta dell’economista Keynes, l’introduzione del servizio sanitario nazionale, della scuola pubblica, dell’assistenza e del sistema pensionistico, fino al 1966, anno in cui è stato realizzato anche in Italia. “Questa grande conquista della civiltà”, ha proseguito Zamagni, “ha però un tallone d’Achille; ha portato infatti alla deresponsabilizzazione del singolo cittadino e ha dato alla famiglia un ruolo irrilevante, codificandola esclusivamente come luogo di consumo”. “Nonostante non fosse nelle intenzioni di chi lo ha pensato, il Welfare State ha curato la malattia che affliggeva la società del tempo portando però all’individualismo moderno”, ha continuato il relatore, spiegando come “il cittadino si sia sentito slegato dai legami di carità verso gli altri nella misura in cui pagava le tasse, delegando i suoi doveri di assistenza ad un impersonale Ente Pubblico”. Quanto alla famiglia, definita a tutt’oggi come aggregazione di interessi sancita dal contratto di matrimonio: “il fare figli è stato considerato come un fatto individuale, i figli sono stati visti come un bene di consumo, e lo Stato, che finanzia gli investimenti produttivi, non il consumo, si è limitato a sostenere famiglia con contributi simili ad un’elemosina”. E davanti a questa situazione, cosa possono fare le reti di famiglie per dare il via ad un nuovo Welfare? “Per prima cosa bisogna cambiare la mappa cognitiva”, ha risposto Zamagni: “La famiglia non è solo consumatrice di beni, ma anzi fornisce tre elementi fondamentali per la società, oggi fortemente apprezzati: contribuisce alla salute pubblica, (infatti è statisticamente dimostrato che chi vive in famiglia si ammala meno), produce capitale umano per il suo impatto sull’educazione (cioè favorisce i processi di acculturazione prima della scuola) e, infine, crea legami di fiducia, dando un contributo essenziale all’avanzamento della società”.
Al riconoscimento della famiglia come “generatrice di esternalità positive” deve seguire poi l’impegno politico: “Le reti di famiglie devono partecipare al gioco democratico per far valere le proprie richieste di una riforma fiscale che preveda, ad esempio, il quoziente familiare”, ha proposto l’esperto. “Infine famiglie e imprenditori sensibili alla responsabilità familiare delle imprese – quegli imprenditori illuminati che hanno fatto propria la Corporate Family Responsibility – devono allearsi per modificare l’organizzazione del processo lavorativo in modo che il lavoro sia compatibile con la vita familiare, così che uomini e donne possano entrambi scegliere liberamente se lavorare o stare a casa”. Un ricetta, quella proposta da Zamagni, che prevede l’impegno di tutti a coltivare la virtù della speranza come Sant’Agostino l’ha descritta: “quella virtù che ha come figli la rabbia nel vedere come stanno le cose e il coraggio di vedere come potrebbero cambiare”. Speranza, dunque, insieme ad altri due cardini: il personalismo, che considera l’individuo inserito nel sistema di relazioni che ha con gli altri, in risposta all’individualismo imperante o al collettivismo, e la fraternità cristiana, affermata da Benedetto XVI ancora più importante della solidarietà.
Ad una mattinata così densa di contenuti, peraltro magistralmente spiegati anche ai non addetti ai lavori, è seguito un pranzo all’insegna della condivisione, per il quale ogni partecipante ha portato qualcosa da dividere con gli altri, e un pomeriggio di animazione a misura di bambini, ai quali l’animatore Roberto Fabbri ha proposto un gioco educativo sul tema del riciclaggio. E la festa di famiglia è terminata con la Santa Messa, animata dai giovani e dai ragazzi di AC e celebrata dal nostro vescovo, Monsignor Negri, che ha ricordato come l’affettività e la propria famiglia non debbano essere, come spesso accade, luoghi da cui l’uomo cerca con tutte le sue forze di tenere fuori Dio, luoghi dei quali l’uomo stesso vuole essere Dio, bensì luoghi dove donare se stessi radicalmente.
Laura Magnani